La mia rosa bianca

“ Chiamatemi Sara. È un nome inventato, come lo sono tutti i nomi propri che si trovano in questo libro. Ma Sara è anche il nome di tutte le bambine e le madri che hanno vissuto un’infanzia o un matrimonio da incubo per colpa di uomini privi di ogni d’umanità”- È così che inizia il libro di Suajens Miazzo, La mia rosa bianca. L’autrice grazie a questo libro bellissimo ed intenso, tratti, giustamente rabbioso, intende trasmettere un messaggio di speranza a tutte le vittime di abuso e di violenza domestica che vivono un senso di impotenza e nella paura che il” mostro”, come lo chiama lei, annulli la loro identità di persone uniche ed irripetibili grazie anche alla cerchia di familiari collusi e silenziosi che fanno finta di non sentire, la richiesta di aiuto e non vedere gli indizi tracciati sul corpo e nell’anima, in nome, forse, solo della buona reputazione della famiglia. Oppure a causa di una madre che probabilmente non era pronta a diventarlo o che soggiogata da quel mostro, semplicemente si arrende agli eventi subendoli senza ribellarsi e decide di affogare nell’alcool, visto come unica via di fuga da una vita ritenuta insostenibile, quella sua incapacità di riuscire a difendere i propri figli da colui che viola la loro innocenza, abusandoli in un modo in cui un padre ed un marito non dovrebbe fare. Ma in tutta questa bruttura esiste sempre un porto sicuro. Un posto dove rifugiarsi e sentirsi amati in cui si riesce a percepire tutto il calore e l’affetto che il mostro aveva fatto sembrare immeritato ed irragiungibile e che si trasforma in quella rosa bianca che si trova in ognuno di noi…nonostante tutto.

Scritto in maniera semplice e diretto, questo romanzo arriva subito al cuore del lettore, lo consiglio a chi vuole leggere le storie forti, che rimangono in maniera indelebile.