Il giorno del giudizio. Silver surfer

Adoro SIlver Surfer, il più solo dei supereroi. Colto e gentile, molto filosofo ed un pò logorroico, dall'animo così nobile da suscitare la rabbia dell'inferno stesso. Col suo vagare nello spazio su un'asse da surf è diventato il simbolo stesso di una certa controcultura, della voglia di evadere, di espandere le proprie conoscenze. In tanti lo hanno disegnato. Alcuni lo hanno trasformato in una specie di bodybuilder bianchiccio tutto chiacchiere e muscoli; altri lo hanno appiattito in disegni minimalisti. CI voleva un folle come John Buscema per creare qualcosa di memorabile. Già l'idea di scrivere una graphic novel composta interamente da tavole di una sola vignetta era una sfida immane e mai realizzata prima: 72 pagine - tavole di grande formato, praticamente dei poster, da riempire con un Silver Surfer anatomicamente perfetto, in scenari in cui l'mmaginazione la fa da padrona. Poi restituire smalto ad un personaggio che dopo gli esordi coi disegni (bellissimi) di Kirby non aveva trovato nessuno degno di lui. Una volta tanto Lee scrive una sceneggiatura meno roboante del solito, meno prolissa. Nell'introduzione spiega che gli sembrava una profanazione coprire con balloon troppo grandi i magnifici disegni di Buscema. Meno male: l'opera è un perfetto equilibrio tra script e disegno, e non sempre capita. Era introvabile da sempre, praticamente non era stata più ristampata dalla prima uscita degli anni '80 e cominciava ad essere più citata che letta. Panini Comics ci ha restituito un capolavoro in un'edizione prestigiosa, di grande formato, con carta di qualità e stampa degna del progetto editoriale. Insieme a questa opera principale il volume comprende alcune altre storie brevi di grande spessore, anch'esse di difficile reperibilità. E la copertina nasconde un segreto: quella che sembra una classica fascetta editoriale è in realtà un grande poster che, una volta spiegato, rivela un altro bellissimo disegno di quello che è stato definito il Michelangelo dei comics.