L'uomo che faceva persone

Con L’uomo che faceva persone H.E Francis ci trascina nel suo mondo animato da personaggi che, nel loro insieme, rappresentano le diverse sfaccettature dell’essenza umana. Il pregiudizio, la morte, la solitudine, il bisogno di amare e di essere amati, la malattia sono i temi che l’autore affronta nei suoi racconti. La dichiarazione "C’è un santo e un demone in ognuno di noi, quando si arriva all’eccesso", contenuta nel racconto I massi, sembra racchiudere il senso della poetica di H.E. Francis, in quanto tutti i suoi personaggi (Erna, la donna rana, imprigionata in un corpo deforme; Field, aspirante suicida, incapace di assumersi la responsabilità della paternità; Sinic, uomo forte e coraggioso, vittima del pregiudizio altrui; Nathan, anziano in pensione, sopravvissuto all’infarto riscopre il valore della vita) sono al tempo stesso vittime e carnefici della propria dualità: l’eterna lotta tra la parte buona e la parte cattiva di un medesimo individuo. Tutto lascia pensare che il pessimismo che sottende i racconti sia un pessimismo da cui non ci si può liberare facilmente. Ma andando oltre l’apparente verità, celata dietro un linguaggio immediato, caratterizzato da uno stile schietto, rabbioso, semplice e mai banale, si può cogliere forse una possibile chiave di lettura "Noi siamo la cura di noi stessi": un’interpretazione psicologica, fornita dallo stesso autore sempre nel succitato racconto.