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Ecco a voi l’ultimo libro di Emil Cioran scritto in romeno prima di passare alla lingua francese.
Redatta tra il 1945 e il 1946, quest’opera arriva finalmente in Italia, grazie alla caparbietà della Lindau. Un’edizione molto interessante, corredata anche da un sacco di note, attraverso cui sono state messe in luce alcune scelte fatte nel corso della traduzione.
Per quanto riguarda Divagazioni, siamo davanti a un libro diverso da quelli pubblicati da Cioran, ma che contiene già alcune delle tematiche care al filosofo romeno. Tra le 114 pagine di quest’opera si iniziano ad annusare il disincanto, il non senso e il nichilismo che ispireranno tutti gli altri libri di Cioran.
L’intellettuale romeno ha poco più di trentacinque anni, le macerie del secondo conflitto mondiale sono davanti ai suoi occhi ed è certo del fatto che l’uomo abbia fallito. Pertanto, se l’uomo ha fallito, anche le sue opere sono corrotte. Tra queste, quella più putrida è la filosofia.
Divagazioni è anche un titolo allegorico. Questo aspetto ci viene spiegato magnificamente nella prefazione del libro.
Divagare, vuol dire andare a zonzo, nel caso specifico, significa scrivere cose a vanvera. Per il pensatore romeno, la filosofia è ormai un colloquiare senza alcun rigore, che non spiega. Essa è inutile perché agita ancor di più quel vasto oceano chiamato non senso.
Cioran era un esistenzialista e con questo libro avrebbe voluto mettere fine alla sua carriera. Per nostra fortuna ha pubblicato tanti altri libri, uno più bello dell’altro. Le sue opere non hanno nulla di tecnico, ma scendono nel profondo dell’anima. Confrontarsi con uno scritto di Cioran è come fare i conti con la propria coscienza dopo aver commesso una brutta azione. Le sue divagazioni sono così intime, così vere, così universali, che possono spaventare. Nonostante tutto, l’obiettivo di questo intellettuale apolide non è mai stato quello di convogliare su di sé l’attenzione, per lui la scrittura era un fatto personale, una terapia d’urto contro la malinconia e il male di vivere. Ha mostrato alle masse solo il suo pensiero, pochissime volte ha concesso il suo volto. Non amava le manovre di spettacolarizzazione, eppure, le sue idee hanno sconvolto la filosofia del novecento.
Divagazioni è un libro da leggere, è l’inizio di un percorso che il lettore deve proseguire lentamente e con costanza. Merito alla Lindau per aver riportato alla luce quest’opera.
Recensione di Martino Ciano
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