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Da buon giornalista e acuto osservatore del mondo che ci circonda Massimo Fini ha scritto numerosi articoli pubblicati su quotidiani e su periodici e in questo volume riporta quelli che hanno visto la luce fra il 1980 e il 2010, lasso di tempo in cui finisce la prima repubblica e nasce la seconda. A onor del vero non mi sono accorto di questa cessazione e di quest’inizio, perché nella tormentata storia italiana è una continua involuzione che vede uno stato divorare se stesso. Ha ragione Massimo Fini quando parlando dell’Italia scrive che è un paese privo di princìpi, votato solo al Dio denaro, senza dignità e senza onore, appestato dalla mafia, corrotto. Un punto di vista drastico, assolutistico? No, condivisibile senz’altro ove si tenga conto che le parole che i politici spendono sono solo bla bla bla, intrise di una retorica da avanspettacolo e senza peso, se non quello del fastidio alle orecchie di chi ascolta, sempre che sia abbastanza disincantato per prenderle per quello che sono: delle puttanate. Le conclusioni che ho tratto da questa interessantissima lettura sono motivo anche di grande dispiacere, ma non posso, né devo ignorarle e, soprattutto, credo sia giusto che altri possano venirne a conoscenza. La storica dicotomia destra e sinistra è sparita, con la sinistra che vuole assomigliare alla destra, e viceversa, con il risultato che le idee non esistono più. Non bastasse tutto questo, abbiamo avuto all’incirca un altro ventennio con Silvio Berlusconi, il Cavaliere dello sfascio, con la sua corte di nani, leccaculi e puttane. Credevamo che si fosse toccato il fondo, ma per il peggio c’è sempre spazio. E poi, dopo gli anni di piombo, i risvolti delle logge massoniche, gli intrecci con le mafie fanno dire che si è perso il senso della stato, ma lo stato non c’è mai stato, è sempre stata un’entità incorporea dietro cui si trinceravano i potenti di turno e quindi lo stato non siamo noi, sono loro, i pochi, fortunati imbroglioni. Imperdibile.
L'Italia degli ultimi trent'anni visti con lo sguardo arguto, critico, squisitamente ironico e obiettivo, di uno dei più grandi giornalisti italiani dell'Italia post-sessantottina. Attraverso una carrellata di svariati articoli, il libro raccoglie il punto di vista di un autore che non si è fatto piegare e persuadere dal potere seducente e corruttore tipico italiano, benché ne avesse la possibilità conoscendo da vicino coloro che hanno fatto della corruzione il motore della propria carriera. Ed è anche di loro che Massimo Fini parla, ma non solo. Anche di eventi storici, filtrati attraverso i ricordi, belli o brutti, della sua giovinezza ed età adulta. Un libro scorrevole, piacevole, che fa riflettere e in fondo incazzare. Non manca qualche contenuto che si ripete, ma è una pecca riscontrata in tutti i testi che raccolgono numerosi articoli.
Un ritratto impietoso della storia italiana degli ultimi trent'anni. Fini raccoglie in quest'opera alcuni articoli che scrisse su vari giornali (l'Europeo, L'Indipendente, il Gazzettino,...), mostrando un peggioramento del carattere italiano, con un aumento dei vizi (a cominciare dal conformismo, per passare poi ad una crescente arroganza) e una diminuzione delle virtù, soprattutto per quanto riguarda la classe politica. Negli anni '80 il Psi, guidato da Craxi, crea, insieme al pentapartito e al PCI (con Tangentopoli saranno inquisiti oltre 100 pidiessini, eredi del PCI, smentendo il luogo comune che vuole che il pool di Mani Pulite non abbia indagato i comunisti) un sistema di tangenti, clientelare ed estremamente capillare (dal grande manager sino all'usciere di qualunque ente pubblico), riguardante sia il settore pubblico sia il settore privato. Fini criticava già la partitocrazia all'inizio degli anni '80 (è esilarante, riletta oggi, l'intervista che Fini fece a Piero Bassetti, primo presidente della regione Lombardia ed esponente della DC, il quale nel '83 affermava che i partiti sono destinati a ridimensionarsi, rispetto agli anni '70 e '60) e difenderà l'operato del pool di Mani Pulite dai critici (Sgarbi, Ferrara, Ostellino,...) anche perché conosce bene la materia del diritto penale (all'università, Fini passò tale materia col massimo dei voti). Tuttavia, ancor più che gli articoli di cronaca politica, sono particolarmente godibili i suoi ritratti di celebrità del mondo della politica (Craxi, Martelli, Cusani, Schifani), del giornalismo (Tobagi, Fallaci, Pansa, Magdi Allam) e dello spettacolo (Benigni, Ricci, Mina, Vespa, Costanzo). Il libro si chiude con il ritratto (sociologico) di Berlusconi (2010), così come si apre con la descrizione di Milano Due (1980). Non assegno il massimo dei voti, perché in molti articoli Fini ripete le stesse frasi: questo è un limite che hanno tutti i libri che sono un collage di articoli di giornale.
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