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Tesi molto ben argomentata e che condivido
La frattura originaria tra Ebraismo e Cristianesimo."Avevano ogni cosa in comune. Nessuno diceva sua una cosa che non gli apparteneva. Non c'era alcun bisognoso tra di loro, poiche' tutti quelli che avevano case o poderi li vendevano e portavano il ricavato della vendita, e lo mettevano ai piedi degli apostoli che poi lo distribuivano a ognuno secondo il bisogno di ciascuno... ed erano un cuor solo e un'anima sola". Cosi' erano i primi cristiani. Il nome "cristiani" fu utilizzato per la prima volta ad Antichia da quanti-estranei alla comunita'-volevano definire i credenti in Cristo, cosi' come si definivano "erodiani" e "cesariani" i sostenitori di Erode e di Cesare. Negli Atti, Luca lo introdusse nel dialogo tra Erode Agrippa II e Paolo. Dice il re:"Per poco non mi convinci a farmi cristiano!". E l'apostolo risponde"Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero cosi' come sono io, eccetto queste catene!" (Atti, 26,28) . E, nella prima Lettera di Pietro, i perseguitati in Asia venivano incoraggiati dicendo lro:"Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo!" (Prima Lettera di Pietro 4:14). Tale situazione di ostilita' sociale fu nello stesso testo indicata come occasione propizia di coraggiosa testimonianza di fede;"Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore, Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca;glorifichi anzi Dio per questo nome!(Prima Lettera di Pietro 4;15-16).In seguito alle persecuzioni di cui erano oggetto, i primi predicatori e scrittori credenti si preoccuparono di presentare sempre il vero significato del nome "cristiano" a un ambiente sospettoso e prevenuto; i cristiani sono i seguaci del Cristo e la fedelta' a lui passa attraverso una limpida e coerente testimonianza di fede, quella fede che salva e guarisce, che non viene meno neppure di fronte al prezzo alto da pagare, ossia la persecuzione nel suo nome.
Bloom mi ha fulminato per la "scientificità" della sua esegesi sulla redazione della Torà e del Vecchio Testamento (Il libro di J e Gesù e Yahvè, la frattura originaria tra Ebraismo e Cristianesimo, in particolar modo).
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