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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2006
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L'oro di Napoli è una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, pubblicata nel 1947. Il volume raccoglie trentaquattro brevi storie che ruotano intorno a personaggi della città di Napoli. Sono storie intrise dell’amore che Marotta nutre per la sua città e i suoi abitanti, sempre pronti a cavarsi d’impaccio anche nelle situazioni più delicate e astruse, in fondo sempre di carattere esuberante e ricchi d’inventiva e pronti anche a slanci di generosità. Il più divertente e geniale, a mio parere, è quello del “Miracolo”, anche perché ben si attaglia ai nostri tempi in cui le beghine raccontano di statue della Madonna che lacrimano e pure parlano (a chi riesce ad ascoltarle). Ecco il breve e salace resoconto sull’accaduto: “accadde che una mattina una specie di gemito si diffuse dal piedistallo e la statuetta volse lentamente il dorso alle beghine. Quando tutto il vicolo irruppe nella chiesetta, Sant’Anna aveva ripreso la sua posizione normale; ma di lì a poco il prodigio si ripeté e centinaia di occhi videro. Lacrime e panico lo interpretarono nell’unico senso possibile: che la santa si risentisse dell’abbandono in cui da anni l’avevano lasciata. L’indomani l’intero rione era impraticabile; la folla vi dilagò con massiccia lentezza, come lava”. Splendida questa immagine di eruzione vulcanica. Credo che questo racconto sia il migliore di tutta la raccolta e anche l più vivace. Diversi altri racconti sono più deboli e fiacchi e spesso mancano di conclusioni adeguate, come se l’autore non sapesse come terminarli.
Un libro fondamentale per chiunque tenga Napoli nel cuore. Per me contiene alcune delle pagine meglio scritte sull’anima della città. Il testo è strutturato in racconti, piccoli affreschi di vite spesso epiche nella loro miseria, spennellate che restituiscono con la giusta complessità la disposizione tutta napoletana nei riguardi della vita, della morte, della povertà, dei dolori e delle gioie e dei rapporti familiari. Con lo sfondo d’un paesaggio partenopeo che la penna di Marotta restituisce abbagliante e ammaliante nella sua bellezza, col suo mare bruno e salato e la solida e possente presenza del suo vulcano.
Il libro consta di 36 brevi racconti, degli autentici quadri in cui l’autore ritrae splendidamente paesaggi e atmosfere di una città che ogni giorno muore per poi rinascere. Credo che nessun altro libro sia in grado di descrivere così precisamente l’autentico spirito dei napoletani, legati indissolubilmente alla loro città tanto che viene da pensare che Napoli non ci sarebbe se non ci fossero i napoletani. E’ un vincolo talmente stretto che induce la gente a vivere in ristrettezza o quasi di niente per il puro piacere di vivere lì; certo ci sono racconti che sembrano ben poco realistici, tanto dall’indurre a pensare che l’autore se li sia inventati, e invece sono veri, anche laddove possono sembrare falsi, perché in questa eterna città tutto ciò che altrove pare parto di fantasia si realizza sotto gli occhi e se proprio non è esistito l’abitante di una casa bombardata che si è adattato a vivere nella buca provocata dall’esplosione della bomba, si può star certi che nell’arte di arrangiarsi i napoletani sono insuperabili. La Napoli dei miracoli, veri o falsi, in cui tanto la gente vuole credere per fuggire l’amara e dolorosa verità di ogni giorno, la Napoli delle viuzze, delle piazzette dove il sole con estremo sforzo riesce ad arrivare, questa è Napoli: miseria e splendore, intensa sofferenza interiore che esplode in quelle che riteniamo originalità, ma che di fatto rappresentano uno sfogo. Sono trentasei racconti, sono pagine che, oltre che appassionare, entusiasmano tutte, ma la prosa che più di tutte spiega così bene lo spirito dei napoletani è proprio L’oro di Napoli, con Don Ignazio Ziviello che riesce a rialzarsi dopo ogni caduta della vita, che ogni volta sembra sia quella buona, ultima, definitiva, un’autentica morte morale civile, da cui tuttavia ne esce, risorge, come un’ araba fenice. Da leggere, è più che consigliato.
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