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Finalmente un libro sul Risorgimento visto dalla parte cattolica e dalla Santa Sede, scritto con equilibrio, rispetto delle posizioni degli avversari in campo, sostenuto da una grande ricchezza di fonti soprattutto ecclesiastiche. E fa piacere sottolineare che c'è voluto un padre gesuita per scriverlo, a dimostrazione che quando c'è buona fede e serenità di giudizio si può sempre giungere a risultati eccellenti, mentre quando si è accecati dalla faziosità e dal livore si può solo partorire libelli intollerabili, seppure spacciati per studi seri dall'andazzo di editori compiacenti. E mi riferisco al filone che è fiorito in questo anno centenario, revisionistico a parole, reazionario nei fatti e nelle intenzioni, il filone ben rappresentato dalla Pellicciari e dai tanti emuli, più o meno filo borbonici o filo clericali. Padre Giovanni Sale fa giustizia di tutti questi eccessi e ci propone il Risorgimento come venne vissuto dallo Stato Pontificio e dai suoi teorici, nei momenti salienti, sempre mettendo in luce le sfumature dei moventi dei principali attori, come Pio IX, di cui evidenzia la buona fede, ma di cui non nasconde ambiguità, fraintendimenti e debolezza politica. Così vengono analizzate le motivazioni del suo cambio di campo dell'aprile 1848, le reazioni alla proclamazione del Regno d'Italia (l'allocuzione segreta del 18/3/1861), le cause profonde del Sillabo, dettato da una sindrome della chiesa come fortezza assediata, infine il comportamento di fronte alle avances diplomatiche del 1861, architettate da Cavour, e a quelle del 1870, pochi giorni prima del fatidico 20 settembre. Di fronte a tanta ricchezza di particolari, sarebbe piaciuto ad un risorgimentista come me che padre Sale si cimentasse anche con gli scontri degli anni 50 per le leggi Siccardi e Rattazzi, con le reazioni di don Fransoni e le minacciose profezie di don Bosco contro casa Savoia, con tutti gli attriti che ne seguirono. Comunque sia,padre Sale merita il plauso dei lettori.
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