Il tema è di quelli difficili, ha una forte rilevanza scientifica e sociale, investe l'economia, l'urbanistica e la cultura diffusa, ed è di attualità, perché i disastri simici in Italia non si fermano. I terremoti sono sì un fenomeno naturale, ma sono anche molto di più, perché i loro effetti si pongono all'incrocio di molteplici e importanti prospettive, di cui però i due autori, sembrano solo parzialmente consapevoli. Non è quindi facile
farsi un'idea di questo grande tema leggendo il loro libro. Non troviamo riflessioni, sintesi, prospettive, ma piuttosto una serie di lezioni (spesso in un italiano un po' faticoso) su faglie, epicentri, magnitudo, scale d'intensità, sismografi, definizioni di pericolosità, rischio, prevenzione, tutti argomenti trattati anche in decine di siti della rete e in versioni qua e là più aggiornate o meglio illustrate. Gli autori provano ad affrontare anche il tema della
percezione del rischio, senza però farci mai capire cosa sia esattamente e perché tale percezione in Italia sia così carente. Si sorvola su problemi cruciali, come le sequenze di scosse, su cui si addensano invece molte curiosità, essendo connesse agli allarmi e ai preallarmi. Inoltre si ignorano i percorsi esplorativi della sismologia come scienza e della sismometria come tecnologia, sviluppatasi proprio in Italia, su cui l'ente di appartenenza dei due autori (l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha sviluppato da anni progetti e pubblicazioni di rilevante valore scientifico. Nonostante queste "distrazioni" la parte tecnico-scientifica nel complesso regge assai meglio del resto, in cui si dovrebbe spiegare come e perché i terremoti si connettono con il piano sociale, culturale e storico. Questa collana si propone di offrire sintesi aggiornate e precise, ma qui i temi nodali e poco noti al grande pubblico riguardanti i terremoti sono impoveriti, quando non fraintesi. È del tutto trascurato il ponderoso versante della
sismologia storica, un ambito molto ben connotato, base delle stime di pericolosità sismica, in cui le esperienze italiane hanno fatto scuola nel mondo. Ma su questo patrimonio di "memoria", di cui l'Italia e proprio l'INGV, hanno un primato mondiale per metodo e risultati, i due autori orecchiano alcune argomentazioni e inseriscono qualche stiracchiato esempio, avulso da contesti e significati. Ci tocca leggere, per esempio, che "
in passato i terremoti sono sempre stati considerati fenomeni misteriosi, improvvisi, difficilmente spiegabili, il più delle volte inseriti in schemi interpretativi collegati a superstizioni e antiche credenze": una falsità che fa a pezzi decenni di pubblicazioni sul pensiero antico e medievale, proprio riguardo alle cause e agli effetti dei terremoti. L'Italia, attraverso il Rinascimento, è stata l'erede di una prestigiosa matrice culturale mediterranea, che dai presocratici ha attraversato tutto il pensiero europeo, divenendo un alveo di sperimentazioni e di avanguardie fino all'inizio del Novecento, cosa che rende oggi difficile spiegare perché siamo anche l'unico paese sismico industrializzato a non avere dato una risposta condivisa e stabile ai disastri sismici. Di questa storia importante e contradditoria non vi è traccia nel libro. Nelle due paginette finali, (
Per saperne di più) una possibile spiegazione di tanta trascuratezza: oltre a qualche testo generico sono citati solo i cataloghi e le banche dati dell'INGV che hanno a che fare con i due autori. E il cerchio si chiude. Massimo Vallerani